15 jun 2014

"COSÌ FA" IL TENOR-SCRITTORE "AI REALITY PARLO DI MOZART" (LA STAMPA)


LA STAMPA 

15/06/2014

“Così fa” il tenor-scrittore “Ai reality parlo di Mozart”

Rolando Vilazón canta a La Scala, scrive romanzi e frequenta talent
EGLE SANTOLINI
MILANO


«Le barzellette sui tenori cretini? Sono io il primo a raccontarle. Però attenzione ai pregiudizi. Chi sta in scena è intelligente per forza. Pensi a quante cose deve pensare in contemporanea. Lo sa che cosa scriveva Verdi in una lettera? Che il cantante deve essere anche lettore». 
E più che un lettore Rolando Villazón, ugola messicana naturalizzata francese, alla Scala in questi giorni come Ferrando per il Così fan tutte targato Barenboim-Guth in scena da giovedì, è, in senso stretto, un letterato. Nel senso che scrive, e non stiamo parlando di libroidi. Non capita spesso di sentirsi citare da un tenore Italo Calvino e Johan Huizinga. Ma andiamo con ordine, partendo da Mozart. 

Questo «Così», due dischi mozartiani, un documentario per la BBC in cui la si vede in visita al teatro praghese della prima del «Don Giovanni». E l’anno prossimo, alla Scala, il «Lucio Silla» che ha ballato in cartellone per le note vicende di Pereira. Ci racconta la sua full immersion in Wolfgang Amadé?  
«È una passione che arriva da lontano: il Re Pastore è la primissima opera che ho cantato. Più recentemente, da quando mi hanno scritturato per un Don Giovanni, mi ci sono tuffato: un mondo ineguagliabile. E c’entrano anche qui le lettere: quelle di Mozart, così piene di amore per la vita, mi hanno fatto trovare un compagno, un complice. Poi è arrivato il disco delle Arie da concerto con Pappano e la tournée per presentarlo. Lei non ha idea di quanto la gente fosse felice alla fine dei concerti. Nessun musicista ha vissuto un’evoluzione artistica altrettanto straordinaria: capolavori da bambino, poi, da adulto, capolavori ancora più grandi. Ma il vero miracolo succede in scena. Ha presente, nel Così fan tutte, il terzetto Soave sia il vento?». 

Musica dal paradiso. Secondo qualcuno, la più bella mai scritta.  
«Lì tre voci diventano una sola, è un gioco straordinario che azzera l’individualismo, perché se emerge l’ego il momento è distrutto. In prova, è capitato che Michele Pertusi che fa Don Alfonso si fermasse e mi dicesse: basterebbe questo! E poi arriva qualcosa di ancora più vertiginoso, e ancora, e ancora. Vogliamo parlare dell’aria di Ferrando, Un’aura amorosa? Mozart ha reinventato il teatro musicale. Raccomandava: cantate come se parlaste. La musica racconta il dramma alla perfezione e da un pretesto banale si arriva a un tema cruciale, che nel Così è la vulnerabilità delle nostre certezze. Ma tutta la grande letteratura parte dalle piccole storie». 

E lei, oltre che di Mozart, è innamorato anche dei libri.  
«È cominciata da bambino, con Jack London. È proseguita con Hesse, Camus, Kafka, Sartre. Con gli scrittori che giocano in maniera vertiginosa con le parole, come Perec e Calvino. Leggo ossessivamente, un libro per settimana». 

Ma da qui a mettersi a scrivere? Passaggio difficile.  
«Soprattutto per chi fa un altro mestiere ed è conosciuto per quello. La mia agente ha tenuto il manoscritto un mese sulla scrivania, temeva il solito libro del solito cantante. Erano gli stessi dubbi che avevo anch’io, mi ha convinto un amico scrittore, Jorge Volpi». 

Di che parla «Malabares», giocolieri?  
«C’entrano cinque personaggi che per un motivo o per l’altro, in ospedale, alle feste dei bambini e perfino in guerra, lavorano come clown. C’entra soprattutto l’idea di celebrità, in un’epoca come la nostra dove tutti, con Facebook, celebri si sentono. Ne ho già scritto un altro che è in fase di editing e già lavoro al terzo. Alcuni personaggi ritornano ma i tre libri potranno leggersi separatamente, e sempre più saranno importanti la teoria dei giochi di Caillois, l’”Homo ludens” di Huizinga e la teoria degli universi paralleli». 

A proposito di celebrità istantanee, molti non le perdonano la partecipazione a un reality inglese, «Popstar to Operastar».  
«Ne ho fatte due edizioni, non lo rinnegherò mai, è stato fondamentale per farmi conoscere da un pubblico che di opera non sapeva nulla. Il bello della musica è proprio quello: siamo, siete, tutti invitati, antagonisti e banchieri, ricchi e poveri, giovani e meno giovani. E andare a teatro può costare come andare allo stadio». 

1 comentario:

  1. Catherincita16/6/14, 9:44

    J'espérais que la présence de Rolando à Milan pour "Cosi fan tutte" justifierait une interview et voilà qui est fait, et bien fait. Notre ténor/écrivain répond avec franchise, simplicité et éruditon aux questions d'E. Santolini. Dommage que celui-ci ne lui ait pas posé LA question qui brûle les lèvres des villazonistas italiens : Y-aura-t-il une traduction de Malabares "Giocolieri" ???

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